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Il lunedi di Javier


di ElisaAle
11.04.2021    |    1.128    |    14 9.9
"Nonostante fosse violento mi piaceva, avevo avuto il mio momento di dominio ma essere dominata era sempre bello..."
Era lunedì pomeriggio, il fidanzato al lavoro non sarebbe tornato prima di qualche ora, io gia dal sabato mi ero organizzata e a breve avrei incontrato Javier, un’altra volta; erano anni che ormai con la scusa del massaggio ogni tanto mi recavo a casa sua per fare principalmente altro, era il classico trombamico insomma.
Quel giorno ero decisamente carica, cosí mi preparai per l’occasione; per una volta volevo essere io a condurre il gioco, cosa che con lui mi risultava particolarmente difficile; mi infilai un vestitino bianco senza maniche, corto il giusto per essere sexy senza risultare volgare; copriva i seni il sufficiente formando una scollatura pronunciata; un leggero trucco per far risaltare un po’ gli occhi e dei sandali argento allacciati alla caviglia con l’immancabile tacco 12 per slanciare l’intera figura.
Quando arrivai ero tesa quasi fosse la prima volta; Javier mi aprì la porta nella sua tenuta da massaggio, una T-shirt attillata e dei pantaloni lunghi di cotone, tutto rigorosamente bianco. Rimase subito colpito per la mia mise; Ci salutammo come al solito con uno scambio di baci sulla guancia e poi mi disse che potevo spogliarmi e mettermi comoda sul lettino; sorridendo gli risposi “no oggi tocca a te spogliarti e metterti comodo” spingendolo dolcemente verso la camera da letto; gli tolsi la maglietta e lui si tolse i pantaloni; il suo membro non ancora del tutto in erezione cercava di combattere la forza di gravità puntando tutt’altro che timidamente verso di me; “ sdraiati” gli ordinai mentre sfilavo dalla borsa 4 lacci di raso neri; “cosa fai?” Mi chiese mentre lo immobilizzavo legandolo alle estremità de letto per i polsi e le caviglie; ora il suo pene era duro, teso come fosse di legno, imponente in tutta la sua anormale grandezza adagiato sul suo ventre. Lo guardai qualche istante, nudo e immobile sul letto, quel fisico tonico e asciutto, come sempre ben depilato; mi avvicinai ai piedi del letto, guardandolo negli occhi abbassai la cerniera del vestito e lo lasciai cadere a terra restando solo cn le scarpe. Lui mi guardava come se non mi avesse mai visto nuda; salii sul letto in ginocchio tra le sue gambe, mi avvicinai a quel pene gigantesco e, aiutandomi con una mano me lo portai alla bocca; cominciai a succhiarlo e leccarlo, accogliendolo in bocca per quanto possibile; era duro, enorme, e s’irrigidiva ancor di più ad ogni mia attenzione.
Ero eccitata, sentivo il mio sesso inumidirsi mentre leccavo e succhiavo quel membro gigantesco; volevo sentirlo dentro di me e con lui legato avrei potuto godermelo come volevo.
Qualche minuto ancora poi gli salii a cavalcioni e lentamente mi infilai quel grosso pene in corpo; lo sentivo farsi strada nella vagina come poche volte era successo, scendendo fin dove era possibile senza che mi desse fastidio per la sua lunghezza; lui cominciò ad accompagnare il mio movimento con degli affondi decisi; appoggiai i dorsi dei piedi sulle sue cosce in modo da cavalcarlo piu comodamente. Mi piaceva sentire il clitoride strusciare sul suo ventre liscio mentre quel pene turgido si faceva strada dentro di me; lui immobilizzato mi fissava il seno e poi negli occhi, avrebbe voluto prendermelo, palparlo; vedevo i lacci ai polsi tendersi, cosi portai le mie mani al seno e guardandolo cominciai a palparmelo facendolo eccitare ancora di più . Era una sensazione bellissima, potevo fare quello che volevo di lui e la cosa mi eccitava incredibilmente. Lui pure sembrava più eccitato del solito, i lacci sempre tesi come a volersi liberare, e i movimenti bel bacino sempre più decisi come per penetrarmi con più decisione; decisione e forza che io riuscivo a contrastare grazie alla posizione; ad un certo punto, inaspettatamente, lo sentii esplodere dentro di me ed il suo caldo piacere invadermi il ventre, in profondità; non mi fermai, continuai a cavalcarlo per alcuni minuti appoggiata con le mani sul letto, mentre lui s’irrigidiva sotto di me.
Ad un certo punto, mi sfilai da quel membro che, nonostante la soddisfazione, non aveva perso in turgidità, e lo ripresi in bocca; il suo sapore era misto al mio, caldo e umido, ancora in parte imbrattato lungo l’asta del suo biancastro piacere; cominciai a leccarlo, a ripulirlo fino ai testicoli di ogni traccia mentre Javier mi chiedeva di liberarlo.
Il desiderio era sempre più forte; Tornai a cavalcioni, con una mano portai abbondante saliva tra i miei glutei, massaggiando e stimolando con le dita l’entrata posteriore; poi presi il pene con una meno me lo portai li, e lentamente cominciai a farmelo entrare. Lo sentivo grosso e possente scivolarmi dentro superando lo sfintere senza troppa fatica e fastidio, facendosi strada nelle mie viscere; una penetrazione che sembrava non finire mai, delicata ma costante, fino in fondo, fino ad averlo tutto dentro; cominciai a cavalcarlo, prima lentamente, poi sempre più decisa.
Chinata in avanti su di lui, con le mani appoggiate sul letto lo stavo cavalcando con decisione mentre lui rincomincio’ ad accompagnarmi con movimenti secchi del bacino; mi piaceva, sentivo la sua forza pur essendo ancora legato, le sensazioni si amplificavano sempre di più, finché ecco che d’improvviso giunse un piacere immenso, potente; strinsi il lenzuolo con le mani, i muscoli mi si irrigidirono e, tutta tesa, venni travolta da un orgasmo violento, lungo, interminabile. Non riuscii a trattenere i gemiti, mi fermai qualche istante, abbandonata su di lui che pero’ accennava ancora affondi, come a cercare nuovamente piacere.
Poi , senza sfilarmi, cambiai posizione; portai le gambe in avanti piagate e con i piedi appoggiati al letto ai lati del suo torace; mi lasciai andare indietro fino ad appoggiarmi con le mani sulle sue gambe stringendo la presa sugli stinchi. A gambe divaricate decisamente più del necessario, ricominciai a muovermi su, per quasi tutta la lunghezza di quel grosso membro, e poi giu fino in fondo; così, in quella posizione, lo sentivo ancora più in profondità, ancor più presente dentro di me. Indossare i tacchi non mi aiutava, affondavano nel letto rendendomi più instabile, ma mi piaceva, mi sentivo ancor più peccatrice di quanto non lo fossi; aumentai il ritmo, alternando lo sguardo dal soffitto a lui che fissava il mio sesso aperto e poco più indietro il suo membro scomparire ritmicamente dentro di me.
Mi piaceva, si quella penetrazione, ma soprattutto l’essere completamente senza veli ai suoi occhi mentre sfacciatamente mi sodomizzavo sul suo pene;
Ad un certo punto decisi di liberarlo, così mi alzai e cominciai dalle caviglie; non appena gli sciolsi i polsi si alzó, mi fece sdraiare di schiena sul letto e sollevandomi le gambe si infilò senza alcuna delicatezza nel mio retto. Cominciò subito a penetrarmi con decisione, con affondi lunghi, come se dovesse scaricare le forze accumulate prima. Nonostante fosse violento mi piaceva, avevo avuto il mio momento di dominio ma essere dominata era sempre bello. Mi fece girare pancia in giù per rientrare subito dopo e rincominciare a penetrarmi sbattendo cn forza sui miei glutei ad ogni affondo; l’essere nuovamente “usata” mi piaceva e con quella forza e decisione era il massimo; non ci volle molto ancora per sentire di nuovo quei brividi, quelle piacevoli scariche che preannunciavano l’arrivo della tempesta; ed ecco che un orgasmo forte e violento mi invase; stringevo ancora il lenzuolo e soffocavo i gemiti mentre lui continuava a stantuffare il mio culo. Mi fece mettere a carponi e lui in ginocchio tenendomi per i fianchi continuò come instancabile fino ad esplodere dopo un po’ e scaricare il suo caldo piacere dentro di me.
Ci sdraiammo sul letto in silenzio qualche minuto, sentivo il suo piacere colare leggermente attraverso lo sfintere ancora aperto e imbrattare leggermente i glutei; guardai l’orologio ed eran quasi le 8, dovevo tornare a casa dove sicuramente il fidanzato era già arrivato; senza fretta mi alzai, e mi diressi in bagno, tolte le scarpe mi misi in doccia e mi lavai senza bagnarmi i capelli. Tornai in camera di nuovo cn i sandali, lui era ancora sul letto nudo e guardandomi mi disse “ sei bellissima”
Gli sorrisi e risposi “ devo andare”, slegai i lacci di raso dal letto e li riposi nella borsa, raccolsi il vestito da terra e me lo rinfilai; “mi aiuti con la cerniera?” gli chiesi dandogli le spalle; lui si alzò e con delicatezza mi chiuse la cerniera sulla schiena; mi accompagnò alla porta un saluto cn i soliti baci sulla guancia e mi diressi all’auto.
Il ricordo di quel pomeriggio mi resterà a lungo come uno dei più belli tra i tanti passati con lui.
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